Quando la montagna conquista il prime time
Ieri sera abbiamo visto in tanti la puntata della trasmissione di La7 “Atlantide. Storie di uomini e di mondi”, uno speciale su Daniele Nardi e il Nanga Parbat a un anno dai tragici fatti sullo Sperone Mummery dove persero la vita l’alpinista laziale e l’inglese Tom Ballard.
È stata solo una delle tante trasmissioni dove la montagna ha “conquistato” la fascia di prima serata in tv. Ce ne sono state tante. Tantissime nelle altre fasce orarie. A volte fatte bene, a volte un po’ meno bene; con conduttori che masticano di montagna e altri che di montagna hanno imparato la lezione, il copione; come dire… quel quanto basta! Trasmissioni che si vestono nei panni di documentari e altri che hanno quel pizzicore fastidioso e spigoloso del cercare il patos spicciolo. Non so se sono stato chiaro…
Poi ci fu il capolavoro, non ripetuto, del reality sul Monte Bianco con Simone Moro e Caterina Balivo. Praticamente uno show. Un gioco. Una gara. E sicuramente ricorderete le polemiche di quei mesi.
La montagna sta invadendo sempre più il grande schermo, anche con kolossal. Avete visto Everest di Baltarsar Kormakur? Ora in Cina pare che stiano realizzando un filmone sulla prima cinese sull’Everest, con Jackie Chan attore protagonista.
Per la prima volta un docufilm sulla montagna vince un Premio Oscar (Free Solo di Alex Honnold).
Poi c’è il mondo infinito dei social. E nelle edicole le collane di libri, video ed altro materiale sono pressoché onnipresenti. La letteratura di montagna non è da meno, con libri che vincono premi prestigiosi e che arrivano al grande pubblico.
Eventi di montagna, ormai aperti a tutti e di tutti i gusti, non se ne contano più. Molti di questi eventi si sono “trasferiti” in città. Altri ti prendono per la gola. Altri ancora ti attirano con una curiosità indescrivibile.
Il risultato è facile: la montagna oggi arriva in tante case, sugli smartphone, nelle sale, praticamente in ognidove; e la montagna è ancora un terreno quasi sconosciuto per moltissime persone; a ciò aggiungiamoci che siamo in un’era dove, in generale, vi è una voglia matta, e avvertita quasi come necessità, di riscoperta della natura e… i giochi son fatti.
La montagna arriva alla portata di tutti. È una cosa bella. È una cosa brutta.
Dipende, come sempre, da che lato la si guardi. I nostalgici, i puristi è da tempo che sbraitano; chi vive di montagna, i progressisti, gli imprenditori, i turisti in genere se la ridono e se la godono.
Ma c’è sempre una via di mezzo. Ed è quella di incanalare, di saper indirizzare i flussi. In ogni ambito dovrebbe funzionare così. O no?
Libertà innanzitutto. Ma, a monte, bisognerebbe acculturare, istruire, formare, creare turismo intelligente, culturale, sostenibile…
Perché il fascino della montagna dovrebbe restare ai pochi? Ma i tanti non dovrebbero diventare troppi. E i troppi vanno gestiti, senno c’è sempre chi distrugge quel poco che di bello e wild esiste ancora su questo pianeta.
Poi c’è tutto il discorso incidenti. Non si può andare in montagna in scarpette da ginnastica, non si può salire su un 2/3/4000 in inverno senza ramponi e picca, e questi bisogna saperli usare, si devono saper valutare le condizioni della montagna, del meteo, si deve saper programmare una escursione. Non bisogna solo pensare a prenotare in rifugio per l’abbuffata dopo “scampagnata”.
Il rischio del Prime Time è tutto questo e tanto altro ancora.
Aumentano gli escursionisti e di conseguenza, senza le prerogative dette sopra e senza tanto altro, aumentano gli escursionisti indisciplinati. C’è chi esce dai sentieri autorizzati, chi dà fastidio alla fauna per scattarsi un selfie, chi prova i propri decibel vocali (semmai per comunicare col resto comitiva rimasta indietro) innervosendo ed impaurendo gli animali. Chi non ha rispetto dei luoghi incontaminati. E giù con cartacce, spray sulle rocce, rifugi e bivacchi danneggiati, croci divelte. E io aggiungerei anche un’altra categoria di “indisciplinati”, intesi come non amanti della montagna: chi pratica elisky, chi vuol sposarsi al campo base dell’Everest, chi paga suon di dollari per salire (o meglio essere “accompagnati”) in vetta a una montagna, chi organizza una sfilata di moda o una partita di rugby sull’Everest, chi porta bandiere e vogatori sul monte Bianco e tutti i guinness dei primati senza senso.
I Parchi a questo punto intervengono, con sanzioni, con chiusura di sentieri, con controlli serrati. E gli escursionisti disciplinati (disciplinati intesi come coloro che avvertono interiormente il sano comportamento e non coloro che lo sono solo in quanto osservanti delle regole) sbraitano. È il solito circolo vizioso.
Pure al mare c’è il il numero chiuso. Si paga pure per entrare. È notizia di questi giorni delle nuove regole per la famosa spiaggia sarda di Stintino. La montagna diventerà sempre più così?
La montagna, invece, può essere volano per un sostanziale ed esistenziale cambiamento di rotta. La montagna insegna tanto, lo sappiamo. E insegna bene. In ciò sarete tutti d’accordo. Allora più gente ci va, se informata e formata, se istruita e invogliata, se conscia e aperta, e meglio è, e può dare un piccolo contributo a cambiare il sentiero che ha preso questo mondo. Daniela, la moglie di Nardi, ieri in tv ha raccontato che il marito quando tornava da una spedizione diceva: “Ritrovo tutti uguali, io torno sempre diverso”.
Montagna è terra di passione e di tradizioni millenarie, di storia e cultura, di lingue e saperi, di sport e salute, di ambiente da conservare e valorizzare, la montagna è soprattutto interiorità, silenzio e comprensione e completezza di sé, la montagna è rispetto e porta la mente oltre l’orizzonte. La montagna è semplicità e discernimento tra essenziale e superfluo.
Ebbene, in tema montagna si fa? Si fa poco? Si fa male? So cosa state pensando in molti. Qua si investe solo nello sci, eppure gli inverni son cambiati, di neve ce n’è poca (e c’è chi va in Pakistan per praticare elisky) e questi qua progettano impianti faronici sulle Dolomiti e in Val d’Aosta. Risposta? La sapete già: lo sci è una macchina da soldi. E, come si diceva prima, c’è sempre una via di mezzo. E la montagna è tanto, tanto altro…
Mi piace pensarla così, da superottimista, come un classico sognatore romantico: la montagna può cambiare il mondo. Evviva la montagna in prime time.
Il Direttore
La montagna è di tutti ma non per tutti
Una volta la.montagna educava e formava i pochi che la frequentavano. Oggi c’è il fenomeno dell’affollamento estivo che dura 20 giorni e dove purtroppo succede di tutto. Nelle altre stagioni la montagna continua a fare il suo lavoro formativo su giovani e meno giovani.
Dobbiamo però tutti vigilare sugli ” indisciplinati” che bisogna chiamare con il loro vero nome VANDALI.
Nardi ha inseguito il suo sogno però a casa ha lasciato una famiglia che gli è stata sempre vicino. Pensiamo anche a loro!