Quante emozioni quest’inverno sul Nanga Parbat

nanga parbat

 

Il Nanga Parbat non si smentisce nemmeno quest’inverno e vende cara la sua inviolabilità. Ma quante emozioni! Viverlo, sicuramente. Ma anche seguire gli alpinisti che son lassù sta regalando suspence, battiti da vendere, speranze e paure… ci giungono foto di tramonti da lasciare senza fiato, di alpinisti sballottati nella tormenta, di momenti di gioia e socialità al campo base, di fatica e di paura, di docce e pisolini al sole del versante sud, delle tende a “infinite stelle” su in parete…

Ma ce la faranno? Ci hanno provato in tanti negli anni, decine e decine di spedizioni, alcuni più volte, ma la vetta in inverno resta solo sua. Della montagna! Quest’anno ci sono varie spedizioni, sui vari versanti Diamir e Rupal. C’è chi si è dovuto già arrendere, per incidente o perché era partito per salire in fretta in puro stile alpino e non ce l’ha fatta, chi ha accusato problemi respiratori. C’è chi è caduto, e non avrà dormito sonni tranquilli quella notte, ma sta ancora lì per coronare un sogno e scrivere il proprio nome nella storia dell’alpinismo.

 

Quest’anno ce la faranno. Così ci ha detto Reinhold Messner in una recente intervista. Ma servono velocità e pazienza, come ha ribadito ieri a La Gazzetta dello Sport. L’incognita, ovviamente, è il meteo. In questi giorni e in quelli immediatamente prossimi non dovrebbero esserci grossi problemi da questo punto di vista… e così le varie spedizioni stanno giocando le proprie carte. Un primo tentativo potrebbe già esserci giovedì-venerdì.

I più impazienti sembrano essere la francese Revol e il polacco Mackiewicz. Hanno la stessa tattica dello scorso anno… salire, salire; in fretta, in fretta. Dietro di loro, sulla stessa via – la Messner-Eisendle – ci sono Moro e Lunger e chissà se stanno muovendo i propri passi per non lasciar campo aperto ai due lì davanti. E, allo stesso tempo, chissà se i due davanti stanno andando di tal lena proprio perché sentono il fiato sul collo. Dalle parole e dalle foto dei protagonisti tale competizione, vogliono farci intendere, non esiste. Permetteteci, in fondo in fondo… Intendiamoci, sempre sana competizione dettata dai valori dello sport, lealtà, amicizia e chi più ne ha più ne metta… ma lassù tutti vogliono salirci per primi!

 

Sul versante Diamir, la via normale (che tanto normale non si sta rivelando, considerati i problemi che stanno riscontrando le spedizioni – vedi incidenti di Bielecki e Nardi) le cose continuano a progredire. Txikon e Sapdara hanno attrezzato la via sino al campo 2 e questo gruppo ha il vantaggio che lo scorso anno ha assaporato il sapore della vetta. Anche se pure il duo Revol-Mackiewicz l’anno scorso, durante il loro “blitz” raggiunsero i 7.800 metri.

Versante Rupal: il team Justice for all ha vita dura per la via Schell; lunga, faticosa. Ma stanno progredendo, anche in mezzo alle tormente di vento, come da foto postate dal team solo ieri.

Insomma, sono tutti ossi duri. Insomma, il Nanga Parbat è un osso duro. Non vuole concedersi… è il penultimo Ottomila ancora inviolato in questa stagione e si dirà: “Una volta scalatomi, non sarà più la stessa cosa. Dal prossimo inverno andrebbero tutti sul K2”.

Ma l’uomo è fatto per domare, per non arrendersi, per conquistare…

 

Il Direttore

 

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