Tempesta Vaia tre anni dopo. Energie e cuore per la ricostruzione

Tre anni da quel fine ottobre 2018 che colpì l’area alpina del Nord Est d’Italia, distruggendo 42.500 ettari di foreste e abbattendo oltre nove milioni di metri cubi di legname

Tempesta Vaia: tre anni dopo. Tre anni da quel fine ottobre 2018 che colpì l’area alpina del Nord Est d’Italia, distruggendo 42.500 ettari di foreste e abbattendo oltre nove milioni di metri cubi di legname.

Vaia: il valore della rinascita

A tre anni dalla devastante tempesta che ha trasformato il paesaggio di tante località alpine, l’iniziativa “Vaia: il valore della rinascita”, dal 28 al 31 ottobre nelle Valli di Fassa e Fiemme, in Trentino, traccia un bilancio dei progetti nati in seguito all’evento meteorologico estremo dell’ottobre 2018.

Quattro giorni di incontri con esperti, mostre, performance, laboratori, concerti, trekking sul territorio. La quattro giorni è cominciata giovedì 28 ottobre alle 20.30 nella Sala Rosa del municipio di Predazzo con l’incontro “La Voce del bosco dopo la Tempesta: le cose fatte, quelle da fare, il bostrico, le prospettive “future”, dove esperti del settore tracciano le linee guida per la gestione delle foreste. Venerdì 29 ottobre alle 20.30 al Teatro Navalge di Moena l’Ensemble Canticum Novum si esibisce, invece, nel concerto “Il Cantico della Natura”.

 

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Sabato 30 ottobre prende il via alle 9 da Moena l’escursione (facile e con accompagnatore di territorio) “Sulle tracce di Vaia”, con la partecipazione di Alessandro Bonacorsi, in arte Alle Tatoo. Il celebre tatuatore – detentore di diversi Guinness World Records, scrittore e ideatore di Mat75, il futuro museo del tatuaggio più grande al mondo che aprirà a Limodi vicino Modena, nonché appassionato di montagna e fenomeno sui canali social – nel corso della passeggiata, a Malga Roncac, sarà protagonista di un’interessante performance di tatuaggio, realizzando un’opera d’arte coerente con la tematica di Vaia.

 

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Il programma della manifestazione è arricchito da esposizioni ad hoc sia in Fiemme che in Fassa a cui tutti sono invitati (gli eventi sono gratuiti, ingresso con Green pass.

Assessora alle Foreste della Provincia autonoma di Trento Giulia Zanotelli Le ferite che il nostro territorio ha subito quella notte di tre anni fa sono ancora in parte visibili ma per i risultati raggiunti va rivolto un grazie sincero a tutti coloro che hanno messo in campo energie e cuore per la ricostruzione. Nemmeno l’emergenza Covid ha frenato l’impegno sul campo. In Trentino per lo stoccaggio dei tronchi si sono realizzati 88 piazzali, su una superficie di circa 21 ettari e l’83% degli schianti di alberi è stato avviato all’utilizzazione, attivando più di 1.250 cantieri forestali. Non è agevole invece fare una stima complessiva per tutte le aree colpite dalla tempesta Vaia, ma si può ritenere che sia stato recuperato e venduto dai due terzi ai tre quarti del legname. Una parte degli alberi caduti rimarrà nei boschi, perché si trova in zone montane interne, spesso in pendii poco accessibili dai mezzi meccanici.

Una generazione perduta

Il problema è che si è persa una generazione di alberi. Per vedere alberi grandi come gli abeti e i pini abbattuti ci vorranno forse cento anni. L’errore fu, negli anni post-Grande Guerra, di ripiantare boschi monospecie e coetanei di abete rosso (“l’albero di Natale”), perché fragile nelle radici e più soggetto ai ritmi delle stagioni. In più viene facilmente attaccato da parassiti. Vedi Bostrico.

La Tempesta Vaia

La tempesta Vaia è stato un evento meteorologico estremo che ha interessato il nord-est italiano (quasi essenzialmente l’area montana delle Dolomiti e delle Prealpi Venete) a seguito di una forte perturbazione di origine atlantica, che ha portato sulla regione, a partire dal 26 ottobre 2018 fino al 30 ottobre, nel quadro di una forte ondata di maltempo sull’Italia(interessando anche le vicine regioni di Svizzera, Austria e Slovenia), vento fortissimo e piogge persistenti.

Il fortissimo vento caldo di scirocco, soffiando tra i 100 e i 200 km/h per diverse ore, ha provocato lo schianto al suolo di milioni di alberi, con la conseguente distruzione di decine di migliaia di ettari di foreste alpine di conifere, configurandosi dunque come un vero e proprio disastro naturale: l’Unità di crisi attivata dalla Regione del Veneto ha catalogato l’evento come peggiore rispetto all’alluvione di Venezia del 4 novembre 1966 (che comunque interessò tutta la Regione), all’alluvione del Veneto del 2010 e ad altri precedenti eventi meteorologici registrati sul territorio.

In Europa esiste la possibilità di pagare per dare il proprio nome a un evento meteorologico: l’Istituto di Meteorologia della Università libera di Berlino fin dagli anni ’50 del secolo scorso mette a disposizione un nome di donna in modo da assegnarlo in modo casuale a uno specifico evento (aree di alta o bassa pressione). L’evento del 26-30 ottobre 2018 ha casualmente preso il nome della signora Vaia Jakobs, manager di un grande gruppo multinazionale, grazie a un regalo originale del fratello.

Eventi

Alle ore 14 del 26 ottobre la protezione civile della Regione Veneto aveva deciso di emanare l’allerta rossa per parte della rete idrogeologica regionale. In particolare preoccupava la situazione nella zona di Taibon, dove un vasto incendio (il più importante registrato in Veneto negli ultimi decenni), scoppiato il 24 ottobre, aveva bruciato circa 650 ettari di foreste compromettendo la stabilità del terreno. Il 28 ottobre poi, a seguito degli aggiornamenti meteo, su quasi tutta la regione Veneto venne estesa l’allerta rossa di elevata criticità di rischio idraulico e idrogeologico.

Pioggia

La tempesta denominata “Adrian” o anche “Vaia” del 29 ottobre 2018 ripresa dal satellite EUMETSAT

Caddero al suolo in soli tre giorni (27, 28 e 29 ottobre) sulle aree montane del Veneto e del Trentino fino a 715,8 mm di pioggia registrati nella stazione di rilevamento sul Monte Grande (Longarone), superando i dati del 1966 e ben 870 mm a Forni di Sotto sulle Prealpi carniche in Friuli. Per diverse stazioni del bellunese, i quantitativi di pioggia caduti durante l’evento hanno costituito un record assoluto da quando l’Agenzia regionale per la protezione ambientale ha incominciato il monitoraggio pluviometrico sul territorio (ossia dal 1992).

L’alluvione ha coinvolto alcuni comuni veneti, trentini e friulani ma anche lombardi. Le zone più colpite sono state quelle dell’Agordino, del Cadore, del Feltrino, del Comelico, della Carnia, della Val di Fassa e Val di Fiemme. Le forti e abbondanti piogge hanno fatto straripare i fiumi Piave e Brenta mentre per evitare lo straripamento del fiume Adige è stata aperta la Galleria Adige-Garda. In ambiente montano sono esondati diversi torrenti e gli smottamenti sono stati numerosi. È tracimato anche il Lago di Alleghe.

Vento

Il vento di scirocco ha toccato il 29 ottobre (valore istantaneo riportato a 10 m dal suolo) raffiche in Veneto di 192,24 km/h registrate dalla stazione Arpa del monte Cesen e di 166,68 km/h dall’omologa stazione del monte Verena mentre in Carnia si sono toccati i 200 km/h e i 170 km/h rispettivamente nelle stazioni Osmer di Cima Rest e di Col Gallina (Polcenigo).

In Trentino, sul Passo Rolle, il vento ha raggiunto i 217,3 km/h. Le fortissime raffiche hanno determinato la morte di numerosissimi alberi e in diversi casi l’abbattimento di intere foreste.

Le zone più colpite dal vento sono state l’Altopiano dei Sette Comuni (soprattutto la Val d’Assa e la Piana di Marcesina), la Val Visdende, l’Agordino (Alleghe, Canale d’Agordo con la Valle di Gares, Colle Santa Lucia, Falcade con la Valle del Biois, Rocca Pietore e l’intera Valle di San Lucano a Taibon Agordino), l’area circostante il Lago di Carezza, le Valli di Fassa e di Fiemme (in particolare Paneveggio) e l’Altopiano di Piné oltre che varie zone della catena del Lagorai. Anche parte della Regione Lombardia (soprattutto la Valcamonica) è stata interessata dagli eventi, le zone più colpite sono state il Passo Crocedomini nel comune di Bienno e i comuni di Paspardo e Cimbergo.

In particolare proprio a causa dell’eradicazione di numerosi alberi lungo le linee elettriche ma anche a seguito del crollo di piloni, si registrarono fortissimi disagi alla distribuzione di corrente elettrica su tutto il territorio montano del Triveneto, tanto che il 30 ottobre Terna ed Enel avevano con difficoltà rialimentato 200.000 utenze fra Veneto e Friuli, ma il 31 ottobre le utenze senza energia elettrica erano ancora 10.000 in Carnia, 3.000 nel Trentino orientale (Val di Fiemme e Val di Fassa) e 8.600 nel vicentino (in particolare sull’Altopiano dei Sette Comuni).

Maree eccezionali

Sempre nel contesto di questa tempesta, il 29 ottobre si sono verificati due eventi di alta marea eccezionale che hanno interessato il centro storico di Venezia: il primo ha raggiunto il picco di 156 cm alle ore 14.40 mentre il secondo, causato da un temporale accompagnato da forti venti, ha toccato il picco di 148 cm alle 20.25.

Danni

La stima definitiva dei danni in Friuli Venezia Giulia, secondo la protezione civile regionale, ammonta a 615 milioni di euro. In Veneto (la Regione più colpita) i danni sono stati valutati in 1 miliardo e 769 milioni di euro mentre le stime per il Trentino sono sui 250-300 milioni di euro e 85,4 milioni in Alto Adige. In Lombardia le stime sono sui 40 milioni di euro di danni.

Per quanto concerne le foreste, a causa del vento secondo le stime sono stati abbattuti 14 milioni di alberi (dato mai registrato in epoca recente in Italia) su una superficie di 41.000 ettari. In Lombardia, le superfici boscate danneggiate sono state individuate dalla Regione con fotointerpretazione delle immagini del satellite Sentinel dell’Unione europea e sono visualizzabili sul Geoportale della Lombardia.

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