Traversata Fitz Roy, il racconto di Sean Villanueva

Ecco i dettagli dell'eccezionale impresa del belga sul Fitz Traverse. L'ha battezzata "Moonwalk"

Jean Villanueva O’Driscoll nei giorni scorsi, come abbiamo già scritto (leggi QUI) si è fatto un bel regalo di compleanno (nato il 7 febbraio 1981): ha scalato in solitaria il Fitz Traverse. Ossia Aguja Guillaumet, Aguja Mermoz, Cerro Fitz Roy, Aguja Poincenot, Aguja Rafael Juarez, Aguja Saint-Exupery and Aguja de l’S. E scusate se è poco. 5 km di via, 4000 metri di dislivello positivo con difficoltà 7a. Roba solo da Honnold e Caldwell che la salirono nel febbraio 2014. Il belga stavola l’ha salita tutta da solo.

L’alpinista belga ha raccontato questa avventura a Vertical Patagonia. E finalmente si hanno i dettagli di questo capolavoro alpinistico.

Sean era bloccato dal primo lockdown a El Chalten e così ne ha approfittato per preparare l’impresa. Cinque i bivacchi, si è quasi sempre auto-assicurato (d+4000 m, 6c 50°). Come ha chiamato la sua traversata? Traversata “Moonwalk”. Aveva con sé zaino e borsone, cibo per 10 giorni, una tenda, un sacco a pelo, una corda di 60 metri e una corda sottile. Non poteva mancare il suo flauto!

Il meteo gli ha dato una grossa mano.

 

Patagonia Vertical

Giorno 1:  Aguja de l’S e Aguja Saint-Exupéry

Il 5 febbraio Villanueva ha iniziato a scalare l’Aguja de l’S attraverso la parete Est (450 m, 6a, 30º); poi è stata la volta dell’Austríaca (550 mt, 6c) nella parete Sud dell’Aguja Saint-Exupéry. Lì il primo problema: una caduta di sassi ha causato danni significativi alla corda danneggiando la guaina in tre punti. Si è preso un po’ di tempo per valutarne lo stato e ha deciso di ripararla e proseguire verso il suo primo bivacco, sulla cresta tra le guglie di Saint-Exupéry e Rafael Juárez.

Giorno 2: Aguja Rafael Juárez

Il 6 febbraio inizia con un altro incidente inaspettato. Durante la scalata verso l’Aguja Rafael Juárez, primo obiettivo della giornata, si è rotto un imbrago e ha perso un paio dei pochissimi Camalot che aveva con sé. Ma ha deciso di proseguire. Ha scalato la parte alta dell’Anglo-Americana (400 mt, 6c) sulla parete Ovest dell’Aguja Rafael Juárez e ha disceso la Piola-Anker sul versante Nord. Voleva raggiungere la base della parete Sud dell’Aguja Poincenot, il secondo punto più alto del massiccio, sopra i 3.000 metri. Ha avuto ancora tempo per scalare buona parte della Fonrouge-Rosasco (700mt, 6c, 60º) bivaccando vicino all’incrocio della Whillans-Cochrane.

Giorno 3: Aguja Poincenot e Aguja Kakito

Il 7 febbraio, giorno del suo 40° compleanno, Sean è salito sull’Aguja Poincenot. Quindi si è calato lungo la “Invisible Line” fino alla parete Nord. Dal Colle ha superato il vicino Kakito Needle attraverso la sua parete Est aprendo alcuni nuovi tiri.

Poco dopo mezzogiorno era giù e ha continuato per La Brecha, dove ha deciso di fare il suo terzo bivacco e riposarsi per tutta la giornata e festeggiare il suo compleanno.

Giorno 4: Fitz Roy

L’8 febbraio era in programma il Cerro Fitz Roy, che ha scalato dalla Franco-Argentina (650 mt, 6c). E ha raccontato che “I momenti più terrificanti sono arrivati ​​dopo la ‘fine delle difficoltà’, quando sono stati affrontati i nevai ghiacciati con scarpe da avvicinamento e ramponi in alluminio“.
Durante la discesa dalla Nord, lungo la “Casarotto”, un forte vento e una cascata lo hanno costretto a fermarsi prima del previsto, due lunghezze sopra il Pilar Goretta, “uno dei panorami più belli che potessi immaginare”. La sua corda era malconcia e bagnarla non sembrava una buona idea.

Giorno 5: Aguja Val Biois e Aguja Mermoz

La mattina del 9 febbraio, ha completato la discesa dal Fitz Roy  in corda doppa all’Embedded Block. Ha poi effettuato la salita dell’Aguja della Val Biois e affrontato il lungo e noioso percorso per l’Aguja di Mermoz, il quale è durato molto più di quanto pensasse. Ma è riuscito a raggiungere la vetta prima del tramonto e lì ha bivaccato.

Giorno 6: Aguja Guillaumet

Il 10 febbraio ha completato la traversata Fitz Roy. Ha scalato la cima dell’”Argentina” e il “Lüthi-Dominguez” fino alla vetta meridionale di Guillaumet, per poi raggiungere la vetta principale. Non sapeva bene da dove scendere, ma quando ha visto un enorme sasso cadere sulla “Amy”, ha deciso per la “Brennero-Moschioni”, arrivando al passo Guillaumet intorno alle 2 o 3 del pomeriggio. Durante l’ultima calata, la corda, danneggiatasi il primo giorno della traversata, ha finito di rompersi.

Scendendo a Piedra del Fraile, ma volendo assaporare ancora un po’ l’esperienza appena vissuta, ha deciso di fermarsi a Piedra Blanca. Un “grande viaggio” di questa portata meritava una pausa prima di tornare alla civiltà.

Sean Villanueva
Sean Villanueva

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