Troppe vittime per ostacoli al volo. Si intervenga subito

Nel corso degli ultimi anni si sono registrate decine di morti a causa dell’impatto degli elicotteri con gli ostacoli al volo – linee elettriche, teleferiche e palorci, impianti a fune diversi, antenne – nel corso delle attività di elisoccorso svolte dal Servizio di emergenza 118 e dal Soccorso alpino, delle attività istituzionali di Enti e Amministrazioni dello Stato, delle attività della Protezione civile a livello nazionale, regionale o provinciale e dell’attività di trasporto aereo pubblico e privato. Lo rilevano congiuntamente Uncem e Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico.

Uncem e Soccorso Alpino ricordano l‘incidente del 15 aprile 1988, quando un elicottero dell’Esercito italiano, a seguito di un impatto con i cavi di un elettrodotto nei pressi di Pontebba (provincia di Udine), precipitò causando la morte di tutto l’equipaggio. Ancora, l’episodio del 19 giugno 2000, quando un elicottero dei Vigili del fuoco, per un impatto su un elettrodotto nel corso di una missione di soccorso, causò la morte sul colpo di cinque persone. Recentemente, l’incidente del 18 marzo 2005, quando persero la vita due piloti di un canadair a Forte dei Marmi (provincia di Lucca), dopo un impatto con i cavi dell’alta tensione, o quello del 10 ottobre dello stesso anno, quando, in provincia di Como, persero la vita sei persone a bordo di un elicottero privato, che si schiantò contro un cavo di una teleferica abusiva. Oppure quello del 22 agosto 2009, quando nelle Dolomiti bellunesi, a Cortina d’Ampezzo, precipitò, dopo un urto terribile con i cavi della media tensione, l’elicottero del 118 di Pieve di Cadore (Belluno), provocando il decesso di quattro persone.

“Vittime che erano persone impegnate in compiti di servizio istituzionali di soccorso”, stigmatizza Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem, a cui fa eco il Presidente del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, Maurizio Dellantonio, che rimarca come “sia sempre più cogente arrivare al nocciolo vero del problema: avere una buona norma ed applicarla il giorno stesso, cercando di recuperare il tempo perso”.

Nel medio periodo, quindi, in Italia, si sono registrati 52 incidenti a causa di impatti con ostacoli al volo non segnalati, che hanno causato 55 decessi e 33 feriti. Numeri ancora più drammatici se sommiamo gli incidenti derivati dagli ostacoli al volo quali concausa di altri tragici sinistri. Incidenti drammatici che per la maggior parte si sono registrati in montagna e nelle così dette aree interne del nostro paese, quelle aree che hanno invece bisogno di maggiori servizi svolti nella sicurezza degli operatori e dei trasportati (come ammalati o feriti da parte dei servizi di elisoccorso del 118).

Ma cosa è stato fatto sino ad ora?

Nel nostro ordinamento – ricordano Uncem e Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico – un timido tentativo di disciplinare il grave problema sopra richiamato è stato fatto sulla scorta dell’impatto emotivo suscitato dal citato incidente del canadair. Un timido, inapplicato quello della Legge 26 luglio 2005, n. 152, ma soprattutto non coerente tentativo di normalizzare una grave situazione legata alla sicurezza che, ora, una nuova azione legislativa deve sanare.
Si avverte l’urgenza di ottenere, senza più indugio, una norma di carattere primario che definisca con precisione il concetto di ostacolo al volo, prevedendo l’obbligo della mappatura e della conseguente segnalazione degli ostacoli al volo fissi e temporanei, orizzontali e verticali, con la realizzazione di mappe digitali accessibili secondo particolari privilegi ai soggetti che prestano un pubblico servizio o attività di pubblico interesse.

“Non possiamo aspettare ancora – rimarca il Consigliere nazionale del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, Fabio Bristot –, come sino ad ora colpevolmente fatto, che altre tragedie ed altre vittime si consumino, che altre enunciazioni di principio e stentoree dichiarazioni postume vengano inutilmente proferite. Si deve intervenire ora”.

Uncem e Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico ricordano come non sia affatto un caso che ci siano ben tre Progetti di Legge giacenti alla Camera dei Deputati (il 286 che vede primo firmatario Roger De Menech del PD, il numero 1267 di Federico D’Incà del M5S, oggi Ministro per i Rapporti con il Parlamento, e la 1316 di Luca De Carlo di FDI), progetti che sono indirizzati a risolvere le criticità indicate da Uncem e Soccorso Alpino. Sul problema, a maggio di quest’anno, è stato istituito con Decreto uno specifico Tavolo Tecnico presso il Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri che dovrebbe dar luogo ad una proposta coerente alla necessità, non più procrastinabile, di avere una norma certa.

Uncem e Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico sono fortemente convinti che solo con una maggiore sicurezza e che solo una norma chiara potrà garantire, si potranno ulteriormente qualificare quei servizi necessari per le aree più fragili del territorio e a favore delle comunità che tengono in vita Alpi e Appennini, strutture portanti del Paese.

cnsas.it

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