Volturno, storia di nascita e morte di un fiume

È il fiume più lungo dell'Italia meridionale. Nasce alle falde dei 2000 metri delle Mainarde (Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise), attraversa in purezza l'Isernino (acque limpide, cascate, fauna...) e poi le province di Benevento e Caserta per sfociare inquinato oltremodo (biologicamente morto) a Castel Volturno

Il Volturno, il più lungo fiume dell’Italia meridionale. 175 km tra luci e ombre, tra una nascita rigogliosa e una morte indegna.

Lì dove nasce, in Molise, è un fiume limpido, bello, popolato di pesci, dove farsi un bagno, sulle sue rive un picnic. Il Volturno nasce alle falde delle Mainarde (Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise), da montagne che superano i duemila metri di altitudine, popolate da orsi, lupi, cervi, camosci. Un paesaggio intatto, come si legge sulla cartellonistica una volta giunti in zona “Area di eccezionale pregio ambientale”.

Nasce a Rocchetta a Volturno, dove ci sono le sorgenti del Volturno. Poi sul percorso, cascate, cascatelle, a Colli a Volturno (a pochi km dalla sorgente) è stata realizzata un’area attrezzata, per picnic, per fare allenamento, per godersi il suono del fiume. In prossimità delle sorgenti, sulla riva sinistra del fiume, sorge l’importante Abbazia di San Vincenzo al Volturno, nella storia un fiorente complesso monastico della zona, contendendosi il territorio con l’Abbazia di Montecassino. Siamo in provincia di Isernia. A pochi km, a Castel San Vincenzo, il lago: meta di migliaia di turisti. Un lago con vista proprio sulle Mainarde, sul Marrone, il Monte Mare, il Cappello del Prete (i luoghi della storia, della linea Gustav).

Poi il Volturno si lascia il verde Molise alle spalle e giunge in Campania, in provincia di Caserta, attraversa anche quella di Benevento e sfocia nel Mar Tirreno presso Castel Volturno.

Qui entra in gioco l’uomo!

 


Un fiume decantato già nell’antica Roma, soprattutto per la velocità delle sue acque. Autori come Stazio, Claudiano, Lucano, Bartolomeo Fazio lo definirono Volturnux rapax o Volturnus celer.


 

 

Prima di superare il Molise, attraversa la piana di Venafro, ricevendo le acque del fiume San Bartolomeo e del torrente Rava. Iniziano le prime sofferenze per il Volturno. Dopo poco entra definitivamente in Campania. Si ingrossa, riceve da sinistra il fiume Lete, il torrente l’Aduento e il torrente Titerno e da destra il Rivo Tella. Presso Amorosi aumenta ulteriormente la portata grazie al fiume Calore, suo principale affluente di sinistra. Presso Limatola riceve da sinistra un altro tributario, il fiume Isclero, il quale proviene dalle famose Forche Caudine.

 


Capua, anticamente, era attrezzata con un porto fluviale che la metteva in comunicazione con il Mar Tirreno e le altre città della costa.


 

La morte del Volturno

Cromo, Arsenico, Cadmio e Mercurio. Pesticidi dalla produzione agricola e dalla zootecnia. Insediamenti industriali che riversano gli scarichi nel fiume, le fogne dei complessi edilizi sorti abusivamente, erbicidi, fertilizzanti, impianti estrattivi di ghiaia e sabbia, agricoltura intensiva, cementificazione delle rive, discariche abusive. Indagini e sequestri.

Insomma, qui il Volturno ha acque biologicamente morte. La tossicità scorre lungo il fiume, attraversa una delle aree più urbanizzate d’Italia…

Volturno
ansa

I dati sull’inquinamento parlano chiari: portano il Volturno a livelli drammatici.

Lì dove c’erano argini verdi, qui ci sono scarichi industriali e depuratori comunali fatiscenti. Presenti anche condotte di scarico ipogee di aziende.

Un dossier di Legambiente parlava di consistenze gelatinose sulle sponde, rinvenute in alcune zone che precedono la foce di Castel Volturno. Killer ambientali. Cancerogeni. Tossicità che vanno ad irrigare coltivazioni intensive, che giugono al mare dove esistono spiagge prese d’assalto dagli amanti del bagno. Dove si pesca anche.

A proposito di pesca, i pesci pescati lungo il fiume, nelle aree più inquinate, presentano ulcerazioni e tumefazioni!

Un disastro ambientale sottostimato…

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