Pedalo dunque sono, con Il Manifesto

Nuovo numero dell’inserto In Movimento de Il Manifesto in edicola al costo di 1 euro da oggi 9 giugno. Focus sulle due ruote

mtb

Si potrebbe partire dal «Pedalo dunque sono» di Marc Augé citato da Riccardo Barlaam mentre descrive l’arte della felicità che solo chi ha mai inforcato una bicicletta e pedalato via tutti i pensieri bui sa come si coltiva. Si potrebbe partire da lì per viaggiare, avanti e indietro nel tempo e nello spazio, nel mondo delle due ruote a raggi, che non è solo World Tour.

«Per non perdere l’equilibrio bisogna avanzare» Albert Einstein

E allora via: stavolta il manifesto in movimento si mette sui pedali, attività prediletta della primavera, che siano salite di montagna, parchi cittadini o piste ciclabili, magari recuperate dall’enorme patrimonio abbandonato delle ex ferrovie.

Nel nuovo numero di In movimento che troverete in edicola da giovedì 9 giugno (e nei giorni successivi al costo di 1 euro), entriamo con tutte e due le ruote nelle pozze primaverili, schizzando acqua su corridori incalliti, campioni e ciclisti della domenica, sullo sfondo sempre e comunque natura e vette, ma con lo sguardo libero e mobile a trecentosessanta gradi.

Stile di vita e di pensiero.

Focus sul Sellaronda, sinonimo di mountain bike, dove Umberto Isman ci conduce alla scoperta del percorso che si inerpica tra spettacolari vette dolomitiche e sul quale domenica 19 giugno si riverseranno migliaia di ciclisti per il Bike day.

Da lì in poi si scorrazza felici tra storie recenti o a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento del secolo scorso, con Luigi Masetti, l’anarchico che prima di combattere Bava Beccaris pedalò da Milano a Washington finanziato dal Corriere della Sera, o con le traversate alpine del ragionier cavalier Renzo Monti, ultra-cyclist ante litteram, o anche con l’intervista immaginaria alla Storia della bici, per presentare un’interessante mostra che si tiene fino al 10 luglio ad Alessandria.

Non solo campioni: come il «playboy» Alessio di Basco della cui leggenda ci parla Marco Pastonesi, o il corridore risorto, Marcello Osler, raccontato con gli occhi dell’ex bambino che lo faceva perdere. Oggi quel bambino fa il pediatra, lo scrittore e il cantante dei Tetes de Bois: Andrea Satta che firma un bell’affresco sulla canzone in bici, mentre vanno in stampa le sue ultime due fatiche editoriali: «Officina Millegiri» e «Mamma quante storie!».

Si viaggia con Albano Marcarini sul Mont Ventoux, la cui ascesa è per il Giro di Francia il mito da celebrare di nuovo il prossimo 14 luglio, in concomitanza con la festa nazionale. E con Matteo Scarabelli che racconta un anno vissuto pedalando attraverso il Marocco, l’Algeria, la Tunisia, la Libia, l’Egitto, la Siria e il Libano, paesi ormai sconvolti e trasformati dalle «primavere arabe» e dall’Isis.

Luca Fazio, il nostro giornalista su due ruote per elezione, intervista Rota Fixa, lo scrittore, artista e costruttore di bici che «fa l’amore» col telaio, perché le sue sono opere d’arte e hanno un’anima che se non è gemella è compagna.

Infine, siccome per i ciclisti i candidati sindaci non sono tutti uguali, in tempi di ballottaggi sarà utile ascoltare il vademecum del venditore di biciclette per eccellenza di Milano, raccolto da Alberto Biraghi.

E, anche se di primo acchito potrebbe sembrare fuori pista, c’è una chicca preziosa per mantenere la bussola garantista e antimanettara, alle prossime elezioni: il saggio con il quale Cesare Lombroso nel 1900 descrive l’avvento del «biciclo», quel «nuovo meccanismo» sul quale si andava formando il «cicloanthropos», evoluzione contemporanea del popolano malandrino. Il quale però, prevedeva il fondatore della moderna criminologia, «nel secolo Ventesimo soffrirà meno di nervi e sarà più robusto di muscoli dell’uomo del secolo appena trascorso».

fonte: ilmanifesto

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