Alpinista muore su Sassolungo. 3^ vittima in 3 giorni in Alto Adige

Un austriaco è precipitato per 100 metri sulla via di salita al Sassolungo

Sassolungo: incidente mortale questa mattina in val Gardena. Verso le 7.30 un alpinista è precipitato durante la scalata della vetta, alta 3.181 metri.
La vittima è uno scalatore austriaco di 36 anni di Reichenstein, nei pressi di Linz.

Sulla via Vinatzer

L’incidente si è verificato durante l’ascesa lungo la via Vinatzer. L’alpinista ha perso l’equilibrio precipitando per circa 100 metri nel sottostante pendio, fermandosi sopra un gruppo di sassi e decedendo sul colpo.

 

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I soccorsi sul Sassolungo

Sul posto sono intervenuti il soccorso alpino “Catores” della val Gardena e il medico del elisoccorso Pelikan 1 che ha constatato la morte dell’austriaco. La salma è stata traslata presso camera mortuaria di Selva di Val Gardena.

3 morti in 3 giorni in Alto Adige  

Si tratta del terzo morto in montagna negli ultimi tre giorni in Alto Adige. Ieri è precipitato un altoatesino di 49 anni dalla Cima San Giacomo, in Val Sarentino, mentre giovedì un sacerdote austriaco di 78 anni ha perso la vita nella zona di Sesto in val Pusteria.

 

Il Sassolungo

Il Sassolungo (Langkofel in tedesco, Saslonch in ladino) è la vetta principale del massiccio omonimo, collocato tra la Val Gardena e la Val di Fassa, nelle Dolomiti

La prima ascensione

La vetta del Sassolungo venne raggiunta la prima volta il 13 agosto 1869 dal viennese Paul Grohmann e le guide Franz Innerkofler e Peter Salcher. Precedentemente ci sono stati vari tentativi, il più deciso dei quali da parte di Waitzenbauer e la guida Johann Pinggera di Solda.
Il percorso dei primi salitori coincide solo per un tratto relativamente breve con l’attuale “via normale”: dapprima essa percorre una stretta cornice sul fianco sud-ovest detta Cengia dei Fassani che aiuta a raggiungere il Ghiacciaio del Sassolungo.
Poi per canaloni accede alla conca detta l’Anfiteatro e per una cresta irta di torri raggiunge la cima. È una delle vie normali più difficili e complesse delle Dolomiti che richiede fino a 5 ore, con diversi tratti di III e III+, quasi in cima è situato il piccolo Bivacco Giuliani.

Le altre principali vie

Nel 1911 Angelo Dibona apre una via attraverso le gole della parete nord-ovest (verso il Salame) che raggiunge la vetta del Campanile Ovest.
La “via Dibona” è una delle massime realizzazioni della fortissima guida ampezzana, con uno sviluppo di oltre 1100 m, e difficoltà di V+, notevoli per l’epoca dell’apertura. Oggi è una via quasi sconosciuta.

Nel 1918 E. Pichl e R. Walzer percorrono lo spigolo nord del Campanile Nord, oggi via divenuta classica, con un notevole sviluppo (ca. 1400 m) lungo gole e camini fino alla vedetta Pichl, la forcella sottostante il campanile e poi ne percorre la cresta seguendo il percorso più logico (difficoltà fino al IV+).

La parete Nord del Campanile Nord è stata scalata nell’agosto del 1936, da Gino Soldà e Franco Bertoldi. Una ripetizione avvenne solo nel 1951, da parte di Jean Couzy e Gerard Neff. Reinhold Messner fu il primo ad eseguire una “solitaria” nel 1969.
Kurt Walde e Toni Zuech realizzarono la prima invernale nel 1985. La “via Soldà” è forse la più grande realizzazione della cordata di Valdagno, temuta a causa delle condizioni ambientali in cui è posta. Essa si sviluppa sul fianco destro (orogr.) della Gola nord-est fino alle rocce del Campanile che viene superato per un grande diedro (1050 m, VI).

Il pilastro nord-ovest è stato aperto nel 1966 da Pietro Sommavilla e Giovanni Viel.

Lungo la parete nord-est, Ivo Rabanser e Marco Furlani liberano nel 1993 la via denominata pilastro Magno: 950 metri di dislivello con difficoltà di VI grado.

Nel gennaio 2013, le guide alpine catores Adam Holzknecht e Hubert Moroder hanno realizzato la prima salita di “La Legrima”, maestosa linea di ghiaccio e misto sulla parete nord.

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