Hervé Barmasse, il Nuptse dice no

L’alpinista valdostano ha atteso invano una finestra di bel tempo che gli consentisse di salire sulla montagna. Ora rientro in Italia per un convegno a Roma con Giovanni Soldini

barmasse

Niente da fare. Hervé Barmase si è dovuto arrendere al Nuptse. Nessuna finestra di bel tempo che gli consentisse di salire sulla montagna in stile alpino. Stamani, con un po’ di amaro in bocca, l’alpinista valdostano racconta questi ultimi giorni ai suoi fans su Facebook.

“Buongiorno!!! Dopo molti giorni, convulsi, veloci, ritmati dalle lancette dell’orologio e dal pronostico meteo sempre clemente, mi siedo in una caffetteria del Thamel, a Kathmandu. Il monsone è arrivato, piove, e alcune scosse di assestamento continuano a cullarci mentre i turisti corrono a comprare e contrattare gli ultimi regali. La musica di sottofondo di questo scenario, è lo strimpello dei motociclisti e delle automobili impazzite che a colpi di clacson si fanno strada tra le persone. Il profumo dell’aria umida e dell’incenso che si miscelano completano questa atmosfera che da qui a pochi minuti, abbandonerò per rientrare in Italia e viaggiare verso Roma. Sì, la nostra bellissima Capitale dove, moderati da Mario Calabresi, con Giovanni Soldini, venerdì 3 giugno, proveremo a dare un senso alla parola avventura, alla ricerca del limite, ai valori e agli ideali di due attività – l’alpinismo e la vela – di cui sembrerebbe essersi perso il senso ed il significato. Ma di questo vi parlerò nei prossimi giorni.

Avevo postato della possibile finestra di bel tempo dopo il 24 maggio che ci avrebbe acconsentito di provare a salire in stile alpino la parete sud del Nuptse, 7861 m. Purtroppo questa finestra di bel tempo, non è mai arrivata. O meglio, il sole è arrivato, ma accompagnato sotto braccetto dal vento a 80 chilometri orari che letteralmente rombava sulle nostre teste come una moto GP riducendo da tre giorni, a uno solo, le nostre possibilità di scalata. Decisamente troppo poco tempo per tentare la scalata di una montagna di quasi 8000 metri in stile alpino (senza corde fisse e ossigeno) e in pessime condizioni vista la mancanza di innevamento di cui vi avevo parlato nei post precedenti. Ed è proprio pensando alla moto GP e a Valentino Rossi VR46 Official che a malincuore, parlando con Daniele, decidiamo di dire fine alla nostra avventura Himalayana. Perché quando si è sfortunati con il meteo, puoi essere (questa è una considerazione generale e non personale) anche l’alpinista più forte, più veloce, più preparato, ma il risultato non cambia… Se il meteo è inclemente il Nuptse 7861 m lo guardi dal basso, di certo non lo scali… “come per Valentino” mi suggerisce Daniele per cercare di strapparmi un sorriso dal mio viso arrabbiato… “gli si è rotto il motore nell’atto finale, la gara, decretando la sua sconfitta al Mugello e tanta sfortuna”.

Il sorriso arriva, ma rivolgendo lo sguardo verso l’alto e iniziando a ritirare il materiale, e pensando ai nostri tre giorni (il tempo richiesto per giocarci le nostre possibilità si salita, vincere o perdere), a essere sincero, un po’ di amaro in bocca me lo hanno lasciato… Mi sento chiamare, una voce amica arriva, emerge dal baccano. Mi giro, David Goettler e Ueli Steck mi salutano, si siedono allargando le braccia, con quel gesto come a dire “pazienza” quasi come se mi leggessero nel pensiero e mi dicono… “Hervé, quest’anno senza corde fisse, come su Everest, Makalu, Annapurna, Daulaghiri, Manaslu e il lavoro degli Sherpa, non si poteva andare da nessuna parte. Programmi per il futuro?”
Ecco arrivare un altro sorriso… Mal comune, mezzo gaudio.
Nei prossimi giorni altre foto e altre parole del Nepal, il significato e la differenza di salire in stile pulito/ alpino o Himalayano e poi Roma, l’vento del quotidiano la Repubblica e anche un breve video della cima scalata in solitaria”.

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