I francesi attrezzano una nuova via per l’Everest che evita l’Icefall

Il team capitanato da Marc Batard ha attrezzato una via di circa 700 metri che aggira la roulette russa della cascata di ghiaccio del Khumbu

Marc Batard, insieme al suo team, è riuscito nell’intento di attrezzare una nuova via per l’Everest evitando la roulette russa dell’icefall tra crepacci, seracchi e ponti. La squadra dell’alpinista francese  ha ultimato di attrezzare una via di 700 metri circa che aggira, appunto, la pericolosissima cascata di ghiaccio del Khumbu. Parliamo, ovviamente, della via normale nepalese per l’Everest.

Batard È un passaggio ideale e più sicuro per l’Everest.

La nuova via

La nuova via attraversa le pendici del Nuptse sino a raggiungere una vetta senza nome a 5.880 mt, l’hanno “battezzata” Sundare Peak. In omaggio a Sundare Sherpa, morto nel 1989. Fu lui che diede l’idea a Batard di tentare l’Everest in meno di 24 ore. Cosa che il francese fece in solitaria e senza ossigeno supplementare nel 1988 in 22h29m.
La via prsegue poi su una cresta innevata per circa 400 metri di d+ e giunge direttamente nella valle occidentale, ricongiungendosi così al Campo II (6.450 mt).

Il campo base, partenza per questa nuova via Batard lo ha individuato a 5.150 metri, in un’area  chiamata Gorashep.

La squadra di Batard era composta dai francesi Alan Batard (il figlio), Gérard Menard (guida alpina), Lucien Boucansaud (aspirante guida), Yorick Vion, (aspirante guida), Nadine Laborde (cardiologo), Deny Marchese (Almeida farmaceutica), il nepalese Pasang Nuru Sherpa.

Batard Sono stati grandi, sono stati loro a fare tutto il lavoro.

C’era anche Sajid Ali Sadpara, il figlio del defunto Muhammad Ali Sadpara morto sul K2 lo scorso inverno, ma, come sappiamo, ha avuto un malore durante il trekking per il campo base ed evacuato all’ospedale di Kathmandu.

marc batard
marc batard (fb) ph: Deny de Almeida

 

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Marc Batard

Marc Batard, guida e alpinista francese, classe 1951. Ha iniziato ad arrampicare da giovane, a 18 anni, inseguendo il mito del “record a tutti i costi”. La montagna è per lui l’ambiente estremo dove esprimersi, distinguersi. Nel 1978 inizia a farsi notare salendo in successione vie mitiche del Monte Bianco: Major, Sentinella Rossa (in discesa) e Sperone della Brenva. Poi realizza in solitaria imprese come L’enfant et la colombe (Grandes Jorasses, 1992) e il Lionel Andrè (Drus, in 19 giorni). Poi gli Ottomila. Nel 1998 ne scala tre: Cho Oyu, pilastro ovest del Makalu, Everest, in meno di 24 ore. Le sue rapidissime ascensioni gli valgono il soprannome di “velocista delle cime”.

 

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E l’avventura non finisce qui per Batard

La prossima primavera Marc tenterà l’Everest senza ossigeno. Se riesce, diventerebbe l’alpinista più anziano a raggiungere il Tetto del Mondo senza ossigeno supplementare.

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