Sean Villanueva, altri colpi da maestro su El Mocho

Altre due nuove vie sul massiccio del Cerro Torre. E gli dà nomi per riflettere sull'uso e abuso di spit e magnesite

Sean Villanueva O’Driscoll, non si ferma più in Patagonia e a casa proprio non vuol tornare. Comprensibili i motivi. Ormai in Patagonia da quindici mesi, causa pandemia da Covid-19,  l’alpinista belga sta mettendo a segno colpi su colpi. E che colpi!

Inarrestabile

Dopo la sua formidabile traversata in solitaria del Fitz Roy e l’apertura di La Chaltenense nella parete sud del Fitz Roy, ha aggiunto due nuove chicche sulle pareti alla fine del mondo.

 

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Su El Mocho

Due nuove vie su El Mocho, nel massiccio del Cerro Torre: “Chalten Sin Clecas” insieme a Mecha Rocamora e “Chalten sin Chapas” in cordata con Matías Korten.

Due nomi che rimandano alla filosofia dell’alpinista belga, e il suo riflettere all’utilizzo di magnesite e spit sulle vie.

Chalten Sin Clecas (450 metri, 7b) è dello scorso mese di gennaio, era con Gabriel “Mecha” Rocamora.

Non si è accontentato, Villanueva. Aveva un’altra via in mente, sempre su El Mocho. Era lì, creata per essere salita. Ha provato, riprovato. Il primo tentativo con Rocamora (poi hanno cambiato itinerario), il secondo con Lucas Robiolo. Nulla di fatto. Poi, a fine marzo, è partito da solo. In parete ha incontrato Matías Korten. Anche lui tentava una via in solitaria. Era in parete da 2/3 giorni, in tenda, bloccato dal maltempo. Si sono uniti in cordata.

Missione compiuta. I due aprono Chalten Sin Chapas (450 metri, 7a+).

La filosofia di Villanueva

Chalten senza spit, dice come uno scherzo, come il passo successivo di Chalten senza magnesite. Il belga sottolinea che ormai ci si sta abituando agli spit senza più rifletterci, anche dove non ce ne sarebbe bisogno. E questa cosa non gli va giù. Come i segni di magnesite, che non gli fanno avere libertà di interpretare la roccia, gli indicano la via.

Il belga aveva paventato, scherzosamente, di avviare una petizione per mettere un freno a tutto ciò.

E ora?

Che dite, secondo voi Villanueva presto tornerà a casa o ha ancora qualche cosuccia da fare in Patagonia?

 

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    Sean Villanueva e la traversata

 


Sean Villanueva O’Driscoll

Ho iniziato l’arrampicata a tredici anni, in una palestra in Belgio. Mi sono poi spostato verso l’arrampicata sportiva. All’inizio, il campeggio selvaggio e l’autostop soddisfacevano ampiamente i miei desideri di avventura. Poi ho scoperto quella che è diventata la mia specialità, la salita in libera di big wall, le larghe fessure, umide e piene di muschio, le gole impegnative…

  • Tra le sue conquiste la Costa Ovest della Groenlandia “esplorazione di fiordi alla ricerca di grandi pareti vergini” nel 2010.  Tre mesi su una barca a vela di 10 m e ha aperto nove vie nuove. Con lui Nicolas Favresse, Olivier Favresse, Ben Ditto, Bob Shepton. Impresa che valse il Piolet d’Or nel 2010.
  • Poi il Fitz Roy, prima salita del versante Est, variante della via artificiale El Corazon (parete di 1200 m), nel 2011 con Nicolas Favresse, liberato ogni tiro a vista, hanno arrampicato per una notte intera, circa 30 ore di arrampicata non-stop.

 

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