Walter Bonatti. Un uomo tutto d’un pezzo

Dieci anni senza Walter Bonatti. Dieci anni senza un uomo di ferro della montagna, un uomo che non scendeva a compromessi, che non si vendeva, a niente e a nessuno. E oggi più che mai, ce ne vorrebbero tanti di Bonatti.
In questi giorni abbiamo scritto del “Re” delle Alpi, vi abbiamo invitato a vedere il nuovo docu-film targato Rai, a ri-leggere la sua avventura “inedita” al Gasherbrum IV, vi abbiamo ricordato la mostra “Stati di grazia” al Museo della Montagna di Torino.
Qui vorremmo focalizzarci su un aspetto della sua vita. Il suo esser stato messo alla prova. Durante la vita, sino ai momenti strazianti della morte.
Bonatti era di un’altra tempra. Nel fisico. Nella mente. Nel cuore. Pochi avrebbero resistito alle prove che la vita gli ha messo davanti. E lui, fermo e convinto delle sue ragioni, è andato avanti, lo ha fatto a modo suo, sempre dicendo la verità, sempre col suo modo fermo e deciso nelle visioni del mondo (non solo della montagna).
Il K2 è stato solo un frangente, quel sopravvivere alla notte gelida di un Ottomila, alle bugie, agli strascichi decennali che alla fine hanno dato ragione alla sua caparbietà nei confronti della verità.
Lui preferiva essere un solitario, là esprimeva tutto il suo essere pioniere, capace di imprese incredibili che hanno estasiato il mondo intero. In città si perdeva dietro l’angolo, guidare in mezzo Roma per lui era una dannazione, si perse anche al primo appuntamento con la sua Rossana. E anche nelle altre spedizioni organizzate stentava a stare nei “ranghi”.
Ma è pure in punta di morte, in una clinica privata romana, che la vita lo ha messo alla prova. Un tumore lo stava divorando, senza sosta, di tutta corsa. Rossana decise di non dirgli lo stato della sua malattia. Bonatti l’ultima sua estate la visse in quasi serenità. Aveva dolori tremendi, ma sedati dai medicinali. Era circondato da chi gli voleva bene. A giugno, come raccontava Rossana, faceva ancora il bagno al mare, all’Argentario. Poi, all’improvviso, ebbe un peggioramento. C’era bisogno di un ricovero urgente. Era il 12 settembre. Al Gemelli non c’era posto, se non in corsia, e l’amore della sua vita, stando a quanto lei stessa raccontò poi, lo portò in un’altra clinica senza sapere che lì la religione era fatta di tante regole e poca umanità. Parlò di un posto tutto marmi e stucchi. A Rossana Podestà non fu data la possibilità di stargli accanto, non era sua moglie, era la sua compagna. Colei che tutti i giorni, per anni e anni, aveva vissuto al suo fianco, ma che in quella camera di ospedale i rapporti dovevano essere di quelli messi nero su bianco. Peccato!
Walter, stando anche a quanto raccontava a quel tempo Rossana Podestà e suo figlio, chiedeva gli occhi, la mano, la voce del suo amore. Gli fu negato…
Ma sappiamo che Walter era un “Re” e, come i Re, oggi ha un trono, un regno tutto suo in un mondo di vette, giungle, ghiacci, leoni e orchidee… e lui vive lì in eterno, in uno stato di grazia!

 

 

Un Commento

  1. Proprio in questi giorni sto leggendo (e ri-leggendo perché voglio imprimerlo bene nella mia memoria)il libro “K2 La Verità”.
    Mi sto talmente appassionando che in futuro mi piacerebbe leggerne anche altri libri di BONATTI, uno su tutti quello sul Pilone del Freney.
    Bella anche la Fiction dell’altro ieri su RAI 1.
    CHAPEAU, RE WALTER

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