Monte Bianco, la montagna non è arrivata nelle case degli italiani

La trasmissione di Rai Due non ha sfondato negli ascolti e lo share è andato scemando nel corso delle puntate 

zambrotta monte bianco

 

Ai telespettatori generalisti pare non sia piaciuto considerato lo share che puntata dopo puntata è andato scemando attestandosi poco al di sopra del 4% nelle ultime puntate (il 5% nelle precedenti) che ha decretato, per la cronaca, la vittoria di Gianluca Zambrotta su Filippo Facci.

L’Adventure Game “Monte Bianco” non è piaciuto nemmeno alla maggior parte dei montanari, Cai o non Cai, i quali hanno storto il naso prima della messa in onda e l’hanno continuato a storcere durante le 5 trasmissioni andate in onda in prima serata su Rai Due.

 

Quindi? Conclusione?

Se non fosse stato per le simpatiche faccette di sofferenza di Filippo Facci durante le arrampicate, se non fosse per quelle belle e piccanti riprese della bella Dayane Mello, la simpatia granitica delle guide alpine, i vestiti (oltre alle purtroppo ripetizioni nella conduzione) della Balivo, gli insegnamenti del direttore di gara, con tanto di fischietto, Simone Moro, gli scenari mozzafiato del Tetto d’Europa, che risultato avrebbe ottenuto? Insomma, l’ibrido non è piaciuto. Né ai telespettatori dei reality, abituati ad altra mon(d)anità, né ai telespettatori montanari abituati a film di nicchia, documentari ed altri format. Così è: in tv, soprattutto in tv, contano i numeri.

Monte Bianco è costato un bel po’ ed è costato anche alle casse pubbliche della Regione Valle d’Aosta (intorno ai 100mila euro) che , si spera, abbia un tornaconto in termini turistici.

Ora, che si organizzi un altro gioco, perché di gioco e spettacolo stiamo parlando (nonostante le tante polemiche), stentiamo a crederci; forse si metterà mano al format, ma chi si rincorrerà? Si è ad un bivio pericoloso…

Non pensiamo si voglia rincorrere il popolo della montagna perché, in tal caso, non è chissà di quanto possa salire. Anzi così, probabilmente, si perderebbe anche quella piccola fetta di telespettatori “urbani”. Si costruirà un prodotto a misura dei telespettatori generici? Beh, speriamo di no. Perché in tal caso bisogna condirlo di ingredienti ancor più indigesti alla montagna. E, dicendo ciò, non facciamo i puristi!

 

La cronaca, le slideshow, ecc ecc si possono visionare sul sito ufficiale Rai di Monte Bianco. Qui interessa più affrontare qualche disamina, fare qualche piccola riflessione tessendo un filo conduttore.

Si è detto e si è criticato Simone Moro che è partito per il Nanga Parbat prima della fine della trasmissione (registrata in estate) abbandonando la nave che affonda. E allora? Spezziamo una lancia a suo favore: mica si chiedeva una sua presenza in uno studio televisivo o altro? Poi, tra reality e realtà Moro ha un conto aperto con l’Ottomila ed ha spiccato il volo per acclimatarsi.

Si è cercato di condire la trasmissione di quel linguaggio ed ingredienti propri della tv; niente da fare, la montagna, a conti fatti, non si presta ad intrighi e capricci studiati in uno studio televisivo.

Si è detto e scritto tanto in queste settimane (noi, dopo un articolo a fine prima puntata, ci siamo volutamente astenuti di parlarne ancora anche se consapevoli che l’argomento tirava) che l’idea della competizione non si sposa tanto con la montagna. Vero e non vero. La prima cosa che viene in mente sono quelle belle scarpinate fatte di corsa di Denis Urubko sulle sue montagne con tanto di concorrenti provenienti da tutto il mondo. Viene ancora in mente il Nanga Parbat. Quest’inverno sull’Ottomila, ancora inviolato in questa stagione, ci saranno, contemporaneamente, tanti team internazionali per scrivere il proprio nome nella storia dell’alpinismo. E questa non è competizione? Ovviamente niente cronometro e fischietto, ma pur sempre competizione è!

Al di là dei sentimentalismi facili e dei casini causati dai caratteri dei singoli, da Monte Bianco si è evinto un messaggio chiave. La montagna unisce. Eccome! Unisce perché in montagna si soffre, si sopravvive, si rischia la vita, si entra in simbiosi con la natura, ci si allontana dalle deformazioni del genere umano delle vita frenetica e materiale.

 

Vogliamo pensare che questa avventura in alta montagna sia servita ai concorrenti che una volta giunti a casa abbiano raccontato della bellezza delle alte quote e dell’avvenuta comprensione sulle frivolezze con le quali si è bombardati quotidianamente alle basse quote. Vogliamo pensare che sia partito un tam tam che abbia raggiunto, basterebbe pure, uno share del 4% degli italiani.

Non ci dilunghiamo sul discorso della sicurezza o non sicurezza lanciato da “Monte Bianco”. Ma la gente mica è stupida ad avventurarsi in alta montagna senza guide, senza alcuna preparazione o conoscenze specifiche ed attrezzatura adeguata… o forse sì?

Poi, lo ripetiamo perché già detto nel primo articolo pubblicato sulla trasmissione, vedere celebrity (ma potevano essere anche ignari cittadini di ogni angolo del mondo) venire scaraventati in montagna con prove di alpinismo, arrampicata ecc ecc, ci ha fatto ribollire un po’ il sangue nelle vene. Per il semplice motivo, e qui facciamo un po’ i puristi, che la montagna deve chiamarti, va compresa, a piccoli passi, conosciuta, portata dentro, venerata. Così no! No alla montagna (e non solo la montagna) data in pasto alle logiche tv. Di ciò, probabilmente, se ne saranno resi conto anche i concorrenti che in pochi giorni avranno sentito una vocina dentro…

 

Quindi, Monte Bianco sì, Monte Bianco no. Spunti positivi, semmai da ripetere migliorandoli; altri da bocciare e non ripresentarli. Ma il progetto di portare la montagna così racchiusa in un ibrido reality-Adventures Game in prima serata nelle case degli italiani pare sia fallito. Per il momento godiamoci i documentari, i programmi di nicchia, i film di settore. E ce lo auguriamo vivamente: siano studiati, ideati, inventati altri format ed altri linguaggi affinché la montagna possa giungere ai più. La montagna, i montanari, chi vive di montagna, questo lo sa e lo spera vivamente.

 

Il Direttore

 

Un Commento

  1. Ho seguito tutte le puntate di Monte Bianco e mi sono reso conto,avendo praticato alpinismo in gioventù, che lo spettacolo è stato a dir poco imbarazzante. Far arrampicare gente che non sa nemmeno dove deve mettere i piedi è stato un insulto alla montagna. Tanto quello che è stato speso per una demenza del genere lo pagano i contribuenti che saranno obbligati a pagare il canone per vedere questi programmi. La montagna è tutt’altra cosa.Chi ha studiato un simile programma si dovrebbe guardare allo specchio e……

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