Appello in Francia: Alpinismo resti spazio di libertà e assunzione del rischio
Lettera aperta affinché la montagna non subisca regole, divieti, cauzioni, autorizzazioni. I firmatari sono Julien Bailly, presidente La Chamoniarde, prevenzione e soccorso in montagna; Bénédicte Cazanave, Presidente Federazione francese dei Club alpini e di montagna; Eric Fournier, sindaco di Chamonix-Mont-Blanc; Olivier Greber, presidente Compagnie des guides de Chamonix; Christian Trommsdorf, presidente Groupe de haute montagne.
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L’appello è stato ripreso da giornali e siti francesi. Un tema attualissimo in Francia ma anche in Italia dopo i fatti di cronaca di questa estate e la successiva attenzione e paura che ha portato a vari divieti. Vedi Cervino, Monte Bianco…
Vi riportiamo uno stralcio della lettera aperta…
La montagna deve restare uno spazio di libertà e di assunzione del rischio, perché senza libertà e senza rischio l’alpinismo è morto.
Le alte temperature e la siccità che imperversano quest’estate in tutta la Francia hanno un forte impatto sull’alta montagna. Con temperature sopra lo zero per diverse settimane sopra i 4000 metri, questo ambiente è ancora più colpito degli altri dagli effetti del riscaldamento globale.
In questo contesto, il turbamento suscitato da alcuni tragici incidenti ha alimentato nelle ultime settimane la tentazione di imporre una regolamentazione più coercitiva dell’alpinismo, dall’istituzione di un “permesso d’ascensione” al deposito obbligatorio di una “cauzione” per beneficiare del soccorso alpino.
In quanto professionisti della montagna, funzionari eletti, personalità dell’alpinismo o semplici appassionati, chiediamo tutti insieme di fare una scelta di responsabilità, di umiltà e libertà. Questi valori sono alla base dell’inclusione dell’alpinismo nell’Unesco come parte del patrimonio culturale immateriale dell’umanità, avvenuta nel 2019.
I firmatari si rifanno alle parole della guida e politico francese Gérard Devouassoux:
Non dobbiamo reprimere o imporre alcun tipo di obbligo. Occorre informare per prevenire, mettere le conoscenze dei professionisti al servizio dei “senza guide”, dare informazioni sullo stato attuale della montagna, sulle difficoltà di ogni via, sull’evoluzione meteo.
Il punto
I firmatari scrivono che da cinquant’anni autorità pubbliche, professionisti della montagna, soccorritori e scienziati, club alpini e associazioni sportive lavorano insieme per prevenire al meglio gli incidenti informando, consigliando, guidando e formando senza mai cadere nella trappola normativa.
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Le guide osservano, valutano, consigliano e rinnovano la loro offerta per continuare ad offrire esperienze di montagna indimenticabili.
Ferma restando la necessità di adattarsi, non lasciamoci influenzare dal sensazionalismo dei mezzi di comunicazione, fatto per colpire la mente delle persone e minacciare il naturale desiderio di esplorare. La montagna deve rimanere uno spazio di libertà di fronte alla tentazione della “sicurezza assoluta”.
La pratica dell’alpinismo non può essere subordinata all’ottenimento di un permesso. È la nobiltà della nostra scelta della società, della ridistribuzione sociale delle sue ricchezze e della dedizione di ciascuno dei suoi componenti per consentire a tutti di poter beneficiare del soccorso in ogni circostanza, nella vita quotidiana o nel tempo libero. Né cauzione né sanzione né autorizzazione, ma prevenzione, comunicazione e responsabilità.
Saper accettare il rischio, impegnarsi ad affrontarlo, tendere a ridurlo senza mai domarlo del tutto, questa è la grandezza del compito dell’uomo e dell’alpinista.