Elisabeth Revol racconta come è andata sul Nanga Parbat

Elisabeth-Revol

Ecco le prime parole di Elisabeth Revol (a France Press) sull’odissea al Nanga Parbat. L’alpinista francese è ora ricoverata in ospedale (ai piedi del Monte Bianco) per far fronte ai congelamenti al piede sinistro e ad entrambe le mani.

Revol conferma la salita in vetta al Nanga Parbat alle 18:00 del 25 gennaio. Molto tardi. Dopo tanti tentativi non sono riusciti a desistere.

E già lì, dice Revol, Tomek le ha detto che non riusciva a vedere e, conferma, che Mackiewicz quel giorno – nuvoloso – non aveva usato gli occhiali.

Quindi si sono mossi subito per la discesa, prendendolo per un braccio. Ma il polacco iniziava ad avere anche problemi di respirazione e aveva chiari segni di congelamenti a viso, mani e piedi. Aveva sintomi di edema cerebrale.

Qundi si sono fermati al riparo, in un crepaccio, Tomek non aveva la forza di scendere al campo. All’alba la situazione era drammatica.

Revol Gli colava sangue dalla bocca. Quindi ho allertato i soccorsi perché Tomek non ce la faceva a scendere da solo. Quella notte aveva allucinazioni. Mi è stato detto di scendere a 6.000. Così ho scelto, ma mi è stato consigliato. Per Tomek si sarebbe optato per l’elicottero a 7.200 metri.  Allontanandomi da Tomek gli ho detto di stare a sentire gli elicotteri nel tardo pomeriggio. Gli ho lasciato tenda e quant’altro. Ma gli elicotteri non sono saliti. 

tomek mackiewixz

Quindi ho iniziato a scendere senza attrezzatura, tenda e sacco a pelo li aveva, come detto, il compagno. Quando poi ho scoperto che avrei dovuto trascorrere un’altra notte senza tenda ho deciso di scendere ancora. Era una questione di sopravvivenza.

Avevo i guanti bagnati e le dita mi facevano male sulla corda.

Alle 3:30 ha raggiunto campo 2 e davanti a lei ha visto i suoi soccorritori, Bielecki ed Urubko. Ho iniziato ad urlare.

Il resto lo conosciamo…

3 Commenti

  1. Un esperto come il polacco non ha usato occhiali? Lei non ha chiamato soccorsi dopo aver saputo della cecità del compagno ma ha aspettato fino a rendersi conto di edema e congelamenti? Cioè pensava di scendere con un uomo privo della vista così come se niente fosse? È neppure lui ha chiamato soccorsi quando si è reso conto, in cima, di non vedere nulla? Ma è arrivato all’apice vedendo ben poco? Questo racconto…….. Mi fa paura….

    1. da casa e col senno di poi si fa presto a porre questioni e parlare di scelte che potevano farsi ma in cima al Nanga in inverno non è come in cima alla Grigna…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio