Sul K2 tutto l’orgoglio del popolo Sherpa

Per gli sherpa sinora nessuna prima invernale. Ci proverà Mingma Gyalja, con lui Dawa Tenzing e Kili Pemba

Gli sherpa vogliono scrivere il proprio nome sulle prime invernali agli Ottomila. Sui 13 già saliti loro non figurano. Ora all’appello manca il K2, e quest’anno ci proveranno. Mingma Gyalja Sherpa ha messo su un ristretto team di sherpa. Con lui  ci saranno Dawa Tenzing e Kili Pemba.

Il popolo Sherpa: dal terremoto al Covid

Il popolo sherpa quest’anno se l’è vista nera a causa del lockdown causato dalla pandemia Covid-19. Un popolo, una terra, che vive soprattutto di turismo. Oltre alle loro antiche attività, quali agricoltura e allevamento di bestiame.

Popolo mite: per gli sherpa non è importante avere una personalità eroica, bensì essere miti e prudenti; non conta avere grandi ricchezze, bensì essere disposti a dividerle con chi ha bisogno di aiuto o a dimostrare la propria generosità ed ospitalità.

Poi l’avvento del turismo d’alta quota. Hanno polmoni particolarmente voluminosi, assenza di iperventilazione, ed un’alta concentrazione di emoglobina.Ttutte caratteristiche che permettono di vivere più facilmente sopra i 3.000 metri di quota.

Loro, schiena curva e solitamente corpo minuto, si sono sobbarcati km e km di montagne, ghiacciai, coi loro clienti internazionali. Hanno esperienze, hanno realizzato imprese. Basti pensare a quel 29 maggio 1953, quando insieme al neozelandese Edmund Hillary in vetta all’Everest c’era proprio uno sherpa,Tenzing Norgay.

Quest’anno hanno cercato di proporsi al proprio Governo per non starsene con le mani in mano e racimolare qualcosa per tirare avanti. La loro idea era quella di ripulire l’Everest (e non solo) dai rifiuti. Niente da fare. Proposta bocciata.

E il recente passato non è che gli ha sorriso. Come dimenticare il terremoto del 25 aprile 2015 (magnitudo 7,8) che causò più di 8.000 morti. Dani materiali. Economia in ginocchio.

L’orgoglio di un popolo. La montagna spesso e volentieri è stata terreno di dimostrazione di valori, di riscatto. La conquista del K2 nel ’54 da parte dell’Italia, di una nazione ferita dalla II Guerra mondiale, non ebbe tale significato?

Quest’anno sul K2 ci sarà traffico

Tre/quattro team al campo base del K2 in questo inverno 2020/2021 a tentare l’ultimo scoglio. L’ultimo Ottomila a non essere stato scalato nella stagione fredda. In tutto una cinquantina di alpinisti. Alcuni per la proprio via, altri, almeno alle prime dichiarazioni, collaboreranno tra loro.

Nirmal Purja

Nirmal Purja

Anche Nirmal Purja ci sarà a tentare la prima invernale al K2? Al momento sono solo voci e indiscrezioni. E sono di quelle che fanno rumore. Purja avrebbe in mente una impresa che, sinceramente, ci pare difficile solo a pensarla. Salire sul K2 senza ossigeno e scendere dalla vetta in parapendio! Ciò, appunto, in inverno, dal K2, lì dove solitamente sferzano venti che quasi quasi ti alzano da terra. Fattibile, in tali condizioni, una discesa in parapendio?
Le indiscrezioni giungono da Alan Arnette.
L’ex gurkha Nirmal Purja, l’alpinista dei record (14 Ottomila in 7 mesi) è da poco uscito nelle librerie con il suo libro “Oltre il possibile” (leggi QUI).

Seven Summit Treks

Primi a schierarsi sulla griglia di partenza, è la squadra di Seven Summit Treks. Quello di SST è un gruppo internazionale, guidato da Chhang Dawa Sherpa, (leader dal CB) e co-guidato dal catalano Sergi Mingote. Oltre agli alpinisti internazionali ci sarà anche un nutrito gruppo di sherpa. Anche un italiano, Mattia Conte; nel novero degli alpinisti figurava (poi cancellata da SST) anche Tamara Lunger.

Sergi Mingote

 

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Ali Sapdara

Poi ci sarà il ristretto gruppo di Ali Sapdara, in montagna col figlio Sajid e l’islandese John Snorri. Probabilmente lavoreranno insieme al team di SST. John Snorri è già partito alla volta di Islamabad e, stando a quanto scrive, Ali Sapdara e figlio sono registrati come portatori d’alta quota e quindi sul libro paga.

Ali Sapdara

Mingma Gyalje e gli sherpa

E siamo a loro. La terza squadra è capitanata da Mingma Gyalje Sherpa! Un team, appunto, di tutti sherpa. Gli Sherpa vogliono essere i primi su un Ottomila in inverno, da soli. E quale miglior sfida se non il K2?

Mingma Gyalje Sherpa

Il team ha aperto una campagna sulla piattaforma GoFundMe per sostenere i costi della spedizione. Partenza metà dicembre, rientro previsto entro il 28 febbraio. Saliranno dalla via degli Abruzzi. Progrediranno in questo modo: campo base (5400 m), Campo 1 (6000 m), Campo 2 (6700 m), Campo 3 (7500 m), Campo 4 (7954 m).

8000: le prime invernali

L’ultimo a cadere è stato il Nanga Parbat. Dopo ben 25 anni di tentativi. Era il 2016. In vetta Alex Txikon, Ali Sadpara e Simone Moro (Tamara Lunger si è fermata a poco meno di 100 metri dalla vetta).

  • Il primo Ottomila ad essere salito in invernale è stato l’Everest. Era il 1980, in vetta i polacchi Krzysztof Wielicki e Leszek Cichy.
  • Trascorrono 4 anni e il 12 gennaio 1984, sempre un team polacco sale un altro Ottomila. Il Manaslu. Loro sono Maciej Berbeka e Ryszard Gajewski.
  • Nel 1985 ne furono saliti due: il 21 gennaio il Dhaulagiri ed il 12 febbraio il Cho Oyu (8201 mt). Il primo salito da Jerzy Kukuczka-Andrzej Czok ed il secondo da Maciej Berbeka-Maciej Pawlikowski. Sempre i padroni dell’inverno: i polacchi.
  • L’anno successivo, l’11 gennaio 1986 ancora Jerzy Kukuczka, ancora Krzysztof Wielicki. I due raggiunsero la vetta del Kangchenjunga per la via normale sulla parete sud-ovest. La spedizione fu funestata dalla morte del polacco Andrzej Czok, che perse la vita a causa di un edema polmonare.
  • Poi toccò all’Annapurna. L’Ottomila ad essere statato scalato per primo. La prima invernale risale al 3 febbraio 1987, in vetta sempre lui, Jerzy Kukuczka insieme a Artur Hajzer.
  • Nel 1988 l’exloit di Krzysztof Wielicki. Era l’ultimo dell’anno. Il polacco sale in solitaria il Lhotse.
  • Poi la corsa si ferma. Dobbiamo attendere ben altri 17 anni dopo impresa di Wielicki. Nel 2005 Simone Moro, con Piotr Morawski, sale lo Shisha Pangma. Inizia una nuova era delle invernali, almeno a livello di bandierina in vetta. Non più solo quella polacca.
  • Inizia così la corsa del bergamasco, Moro. Quattro anni dopo lo Shisha Pangma, il 9 febbraio 2009, sale il Makalu, con lui Denis Urubko.
  • Si è formata una coppia. Il duo Moro-Urubko due anni dopo, il 2 febbraio 2011, conquista  il Gasherbrum II. Con loro l’americano Cory Richards.
  • La corsa è ripresa a pieno ritmo. Trascorre un anno e il 9 marzo 2011 tocca al Gasherbrum I. I polacchi rimettono le cose in chiaro. In vetta la nuova generazione, Adam Bielecki e Janusz Golab, sulla via dei Giapponesi.
  • Due anni dopo sempre Adam Bielecki, assieme ai connazionali Maciej Berbeka, Tomasz Kowalski e Artur Małek sono in vetta al Broad Peak. Era il 5 marzo 2013, salirono per la via normale sul versante ovest. Anche questa spedizione si tinge di rosso: Maciej Berbeka e Tomasz Kowalski vengono dichiarati dispersi.
  • Poi il 2016, tocca, come detto, al Nanga Parbat.

IL RECORD

Con questa vetta Simone Moro diventa l’alpinista con più Ottomila in invernale: 4. Lo stesso numero del polacco Jerzy Kukuczka, ma quest’ultimo ne ha salito uno (Cho Oyu) come secondo team con Andrzej Heinrich (3 giorni dopo).

 

Ora sotto col K2. L’ultimo scoglio.

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